Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo

di Ilaria Sbrighi

 

PERUGIA-“Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo”, questo il titolo della mostra che si tiene dal 4 marzo all’11 giugno nella Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia, per celebrare il quinto centenario della morte dell’artista Pietro Vannucci, anche detto “il Perugino”. La mostra, curata dal direttore della galleria, Marco Pierini, e dalla conservatrice del museo perugino, Veruska Picchiarelli, ha lo scopo di restituire al celebre artista il suo antico ruolo di protagonista del Rinascimento, attraverso l’esposizione dei suoi più noti capolavori.

In una lettera risalente al 1500 scritta dal mecenate Agostino Chigi, Vannucci viene definito “il meglio maestro d’Italia”, ed è proprio questo che ha dato il nome alla mostra, che, come detto dalla presidentessa del comitato nazionale che si occupa delle celebrazioni per il centenario, Ilaria Borletti Buitoni, servirà a far comprendere pienamente il ruolo del Perugino nel tempo, grazie anche al contributo di musei internazionali come la Galleria degli Uffizi di Firenze, la National Gallery di Washington e il Musée des Beaux-Arts di Caen.

Il sindaco di Perugia Andrea Romizi ha poi affermato che quello di “Perugino” è un appellativo tanto significativo da essere diventato simbolo della città stessa. Vannucci non era infatti solo un pittore, ma un simbolo della diffusione della cultura umbra nel mondo. Il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, ha invece descritto la mostra come un’opportunità per “declinare nell’aggettivo ‘culturale’ i valori economici, sociali e antropologici della città”.

L’esposizione si compone di quasi settanta opere, che antecedono tutte il 1504, anno fondamentale per la carriera del Perugino, che dipinse in quel periodo due dei suoi più grandi capolavori: la “Lotta fra Amore e Castità” e lo “Sposalizio della Vergine”. L’evento attraversa tutte le tappe della carriera del pittore, a partire dalle prime opere in collaborazione con l’artista Andrea del Verrocchio, fino a quelle che gli hanno permesso di raggiungere la fama, come “tre tavole già in San Giusto alle Mura” e la “Pala di San Domenico” e altre pale d’altare come il “Trittico Galitzin” e il “Polittico della Certosa di Pavia”. Oltre che da un punto di vista temporale la mostra segue Vannucci anche geograficamente, percorrendo tutti gli spostamenti che gli hanno permesso di lasciare tracce del suo lavoro in ogni parte d’Italia.

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30, con biglietti del costo di €10, soggetto a riduzioni fino a €5 o €2.