Giorno della Memoria

I giovani ricordano la Shoah

Come evitare che l’istituzionalizzazione del Giorno della Memoria si traduca in una ritualità meccanica e inutile? Come provocare una riflessione che si radichi e depositi, senza disperdersi nella commozione estemporanea o nella strumentalizzazione?

“Il Giorno della memoria – ha detto in un’intervista la scrittrice israeliana Lizzie Doron, in Italia qualche anno fa per un ciclo di incontri sulla Shoah – è diventata il simbolo e l’apice di una vera industria della memoria, nella quale si possono trovare cose positive e costruttive e cose banali e retoriche”. Per quanto insidiosamente retorica o strumentale possa essere talvolta questa giornata, ormai privata della viva voce dei testimoni a causa del trascorrere del tempo, è vero tuttavia che della distruzione degli Ebrei d’Europa è necessario continuare a parlare ai giovani come occasione preziosa di un approccio non solo intellettuale ma anche e soprattutto esistenziale a questioni decisive, tanto in ambito morale che civile: la presenza del male, il rapporto con l’altro, i diritti umani…

Come rendere sensata e attuale la memoria dell’Olocausto? Almeno due cose non possono essere trascurate: l’una è lo studio, che radichi l’emozione in una conoscenza solida dell’evento storico, l’altra è l’attualizzazione, che connetta la Shoah ai problemi del mondo contemporaneo.

Da tempo nella ricorrenza del 27 gennaio, ogni anno nella questione vastissima della Shoah il Liceo Tacito sceglie un tema specifico, proponendo ai testimoni, agli esperti e ai ragazzi di partecipare ad una commemorazione condivisa.

Per ogni evento la Memoria si va configurando in testimonianze, riflessioni, esibizioni musicali, testi di scrittura creativa, composizioni poetiche, cortometraggi, animazioni, videoclip…. sviluppati intorno al tema, grazie all’impegno dei ragazzi e dei loro insegnanti a mantenere fermo il legame, più volte ribadito anche in passato, tra il registro dell’argomentazione razionale (incardinato nella conoscenza puntuale degli eventi) e quello della condivisione empatica (attenta alla sofferenza estrema delle vittime).                                                                                               

“Ricordare i morti – ha detto ancora Doron – ma per pensare anche ai vivi”.