Immergersi nel blu di Kieślowski
di Elisa Gaudino
"Film Blu". Questo è il primo della trilogia del regista polacco Kieślowski che incarna uno dei valori fondamentali della bandiera francese: la libertà. La trama del film ruota intorno alla forza straziante del dolore, che logora l’anima massacrata di una donna, avvolta dalla solitudine tagliente in seguito alla morte improvvisa della sua famiglia in un terribile incidente stradale. Una libertà pugnalata dalle circostanze della vita stessa, le cui ceneri sono sotterrate negli angoli più segreti e inafferrabili del cuore. La protagonista interpretata dall'attrice Juliette Binoche, è alla ricerca spietata della propria sinfonia perfetta. Infatti, prima di sciogliersi nel buio della vita, aveva sempre composto musica di nascosto, mascherandosi dietro l'immagine impeccabile di suo marito, considerato un celebre musicista.
Con inquadrature che entrano nella profondità degli sguardi, Kieślowski imprigiona in ogni singola scena l'essenza nascosta e misteriosa che caratterizza i personaggi, servendosi di dialoghi diretti e brevi capaci di racchiudere un dolore viscerale. In una Parigi novecentesca soffocante e macchiata di grigio, Julie stremata dalla lotta contro la propria anima, decide di perseguire il desiderio di risorgere, comprendendo che il suicidio non sarebbe stato nient'altro che un inutile schizzo di sangue in mezzo a un'infinità di voci blu ancora incolmabili. E in mezzo al buio che c'è? Una donna. La protagonista trova rifugio nel legame indissolubile con Oliver, un caro amico di suo marito, lasciandosi avvolgere dal loro improvviso amore totalizzante. Alla protagonista viene spesso associato l'aggettivo "massacrata" che sembra sinonimo di distrutta o demolita e invece significa molto di più. Convivere con un dramma interiore che la spinge a cancellare ogni sua traccia, a uccidere le sue mani. Uccidere i suoi pensieri. In silenzio perché pur essendo così percepibile è, in realtà, incarnato talmente tanto profondamente da sentire a malapena il suo sussurrare. La vita sembra non avere un senso, nessuno ti appartiene.
Non resta che morire in un'acqua depuratrice… Però, il problema delle persone "diverse", eccessivamente sensibili, è che spesso non riescono a sconfiggere la loro mente. Julie non è abbastanza potente per abbattere quelle uniche note che le rimbombano nel cuore. Julie è parte di ognuno di noi. In continua e inesauribile lotta e riconciliazione con la propria anima per ricercare una dimensione che le appartenga. E' proprio la protagonista che pronuncia questa frase in cui racconta se stessa: "Adesso so che farò una sola cosa: niente. Non voglio più né proprietà né ricordi, amici, amori o legami: sono tutte trappole".